CRONACHE CINEFILE ROMAGNOLE:
Non sembri un cineasta avvezzo ai compromessi? ALESSANDRO TAMBURINI:
Innanzitutto
non sono ancora un cineasta. Diciamo che, nel mio piccolo, sto
portando avanti una mia poetica personale, che sento mia. Qualcosa
che ha a che fare con la vecchiaia, il tempo, i casali di campagna ed
il mondo contadino. Insomma, ho un attaccamento molto forte con la
mia terra di origine, la Romagna e, ogni volta che parlo di lei,
sento di volerlo fare con ansia, follia, nostalgia e comicità.
CCR:
Come trovi gli attori per i tuoi film?
AT:
Siccome
faccio tutto da solo li recluto nei bar, al mercato, in piazza ecc. e
cerco di convincerli in tutti i modi. E’ lì che trovo tutti i miei
personaggi preferiti: dallo scemo del villaggio allo spaccone
squinternato dalla barista cicciona, all’occhialuto un po’
rincoglionito, al parroco, alla madre di famiglia disposta ad
imbracciare il fucile, alla puttana. Tutte immagini che fanno parte
di questi piccoli mondi che cerco di ricreare con la finzione.
CCR: '73' è l'esame conclusivo del Corso?
CCR: '73' è l'esame conclusivo del Corso?
AT:
Non
proprio. Il Corso l’ho terminato nel 2011 con un
cortometraggio girato a Brisighella con Ivano Marescotti e Silvia
Cohen, co-prodotto da RaiCinema.
CCR: Come pensi di distribuirlo?
CCR: Come pensi di distribuirlo?
AT:
Non
lo so ancora. “73”, momentaneamente costituisce uno dei miei
biglietti da visita ogniqualvolta mi presenti da qualche produttore
per proporgli un soggetto od una sceneggiatura. In questo periodo sto
scrivendo molto.
CCR: Il tuo prossimo progetto?
CCR: Il tuo prossimo progetto?
AT:
Ne
ho molti. Dipende da quali andranno in porto. Ho un thriller
psicologico padano in cantiere. Una storia ambientata nelle nebbie
della campagna ferrarese. Quei luoghi mi affascinano in maniera
incredibile.
CCR: Se un cineclub ti offrisse carta bianca per una rassegna di sei titoli da presentare quali titoli proporresti e perchè?
CCR: Se un cineclub ti offrisse carta bianca per una rassegna di sei titoli da presentare quali titoli proporresti e perchè?
AT: Se
un cineclub mi offrisse carta bianca il primo titolo che proporrei
sarebbe certamente “Voci nel Tempo” di Franco Piavoli, per via
del fatto che offre una versione quasi clinica della vita in un
piccolo borgo e dell’alternanza delle stagioni, con punte di
naturale poesia.
Il secondo è un altro
film di Bertolucci, purtroppo dimenticato dal titolo “La tragedia
di un uomo ridicolo”, dove uno straordinario Tognazzi si affanna
nella ricerca del suo figlio rapito. Lo sceglierei sicuramente per le
suggestive ambientazioni e per l’angoscia e lo smarrimento che
provoca nello spettatore, sicuramente distante da qualsiasi altra
opera sulla pianura.
Il terzo titolo (che
potrebbe comprenderne due) è lo sceneggiato RAI “Ligabue” di
Salvatore Nocita, racconto approfondito della vita di Antonio
Ligabue, (penso sia suddiviso in tre puntate), dove una eccellente
interpretazione di Flavio Bucci ci fa capire come da un uomo rude,
spesso folle, umiliato ed affamato possa nascere spontaneamente
un’arte così sublime come la pittura.
Ci metto comunque un
quarto film che dovrebbe essere d’obbligo ogniqualvolta si parla di
pianura. Purtroppo (o per fortuna) non si può discernere da "Novecento" ogniqualvolta si parli di Pianura nel suo concetto più
ampio. Nel film tutto si tocca (specie nella prima parte) dalla
trebbiatura alla morte del maiale, dallo scontro padrone-bracciante
ai fascisti, dall’amore alla morte alla gioventù alla vecchiaia
agli ideali ecc…
Passando direttamente al
quinto mi piacerebbe “Radiofreccia” di Luciano Ligabue, racconto
della gioventù anni ’70 in un paesino della provincia Reggiana.
Film scattante, fresco, giovane e, allo stesso tempo, prodigo di
dettagli nel raccontare la scanzonata fauna dei personaggi di
contorno.
Sesto film è,
sicuramente, “Il Ritorno di Don Camillo” (il Secondo della serie)
di Julien Duvivier, il più divertente e il più drammatico allo
stesso tempo.
Aggiungo
anche (forse è troppo) ma lo devo scrivere. Sulla pianura ha fatto
un discorso interessantissimo anche Gianni Celati, docente
all’Università degli studi di Bologna (non ricordo in che
facoltà). E’ uscito un cofanetto di 3 dvd (in mio possesso) che
consiste in tre documentari personalissimi sulla Pianura (“Strada
provinciale delle Anime”, “Luigi Ghirri”, documentario sul
grande fotografo Padano e “Case sparse: visioni di case che
crollano” dove Celati offre una visione inconsueta sui vecchi
casali diroccati nel “deserto” della campagna ferrarese).
La sequenza finale di 'Voci nel tempo' (Franco Piavoli, 1996, 87')
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