Quando si pensa a un film |
La prima parte dell'intervista è qui
CRONACHE CINEFILE ROMAGNOLE: Perchè
preferisci attori non professionisti? ALESSANDRO TAMBURINI: Perché richiedono più
fatica e con i quali (almeno fino ad ora) mi sono divertito di più.
Quello che mi spinge a lavorare con non professionisti è il senso di
libertà. Riesco a trasmetter loro la voglia di giocare e così loro
fanno con me. Andiamo e giriamo. Senza vincoli particolari.
Improvvisiamo, molto spesso, su di un canovaccio scritto poco prima.
Ciò non toglie che ci possano essere scontri più o meno violenti
sui molti ciak che, via via, gli faccio ripetere.
Non sempre si è fortunati… Molti sono i progetti che ho dovuto accantonare per varie ragioni. Ma non mi dilungherò su questo.
Non sempre si è fortunati… Molti sono i progetti che ho dovuto accantonare per varie ragioni. Ma non mi dilungherò su questo.
CCR:
Camorani è il tuo attore feticcio? Come è nato il vostro incontro?
AT:
Camorani
è il mio attore feticcio. Sì. Il signor Ezio Camorani è un pittore
settantenne della bassa molto talentuoso, con una irrefrenabile
predisposizione per lo scherzo. Mi ricorda molto i protagonisti di
Amici Miei. E’ con lui che ho realizzato buona parte dei miei film.
Su di lui (e della fauna umana che gli gravita attorno) ho
modellato gran parte delle storie che sto scrivendo.
Il nostro
incontro è nato per strada.
Vedendo il suo volto e la sua innata
vocazione alla recitazione decisi di inserirlo in una piccola parte
nel film “Il viaggio”, nel 2008.
Successivamente sono nati il
mediometraggio “Racconti di Pianura”, girato nelle Valli di
Comacchio, “Ritratto di un Artista”, documentario sulle sue
opere, disponibile su Youtube, fino all’ultimo lavoro, “73”,
dove sono finalmente emerse le sue più fini capacità recitative.
E’
anche presente, assieme alla moglie, in un documentario realizzato da
me e dall’amico-produttore Ciro Zecca sulla sessualità alla terza
età dal titolo “Mai Senza”, con Paolo Villaggio, Lino Banfi,
Sandra Milo e Tinto Brass.
CCR:Quali
sono i tuoi modelli cinematografici? AT:Non c’è un modello in
particolare. Attingo dovunque. Tutti finiamo per attingere da qualcun
altro, volontariamente o meno.
Guardo sempre film, con la
predilezione per quelli del passato.
Ho
una forte simpatia per quei film che non escono nei circuiti
commerciali e dove troppo poco la gente guarda (anche perché è
molto difficile reperirli, ed è un peccato).
Cito il film “Voci
nel Tempo” di Franco Piavoli, capolavoro ingiustamente
sottovalutato e mal distribuito.
Per me il miglior regista di sempre è stato, è e sarà Alfred Hitchcock. Alcuni suoi film puoi guardarli diecimila volte, senza mai annoiarti.
Ma di film ne ho amati molti e in momenti diversi tanto che poi potrei star qua fino a domattina e diventar noioso.
Per me il miglior regista di sempre è stato, è e sarà Alfred Hitchcock. Alcuni suoi film puoi guardarli diecimila volte, senza mai annoiarti.
Ma di film ne ho amati molti e in momenti diversi tanto che poi potrei star qua fino a domattina e diventar noioso.
CCR:
Novecento' di Bertolucci, 'La neve nel bicchiere' di Vancini,
'L'Agnese va a morire' di Montaldo, 'La casa delle finestre che
ridono' di Avati. Quattro film sulla pianura. Ti hanno mai
influenzato? Come li consideri? AT: Posso dire che 'Novecento' è
il film che più mi ha entusiasmato in quanto a grandezza ed eleganza
figurativa. Ho amato ed amo molto il primo atto, ma trovo che il
secondo si perda troppo in propaganda. In particolare mi ha
affascinato molto il personaggio di Sterling Hayden, il vecchio
patriarca della famiglia contadina, che in una scena indimenticabile
siede a capo di una lunga tavolata di contadini.
'La neve nel
bicchiere' di Florestano Vancini è il film che avrei voluto fare
(se avessi avuto molti soldi), perché è la storia che più mi ha
affascinato (la famiglia contadina, che si ritrova ad abitare in
città), ma il film non rende giustizia al libro di Nerino Rossi e un
errore ben più grave (a parer mio) è stato mettere come
protagonista il giovane Massimo Ghini.
Il
film di Montaldo non l’ho ancora visto, ma mi deciderò prima o poi
(tra l’altro, l’abbiamo avuto anche come docente al Centro
Sperimentale).
'La casa dalle finestre che ridono' è un film che
rivedo ogni volta con molto piacere, perché è molto divertente e se
lo proponi ad altra gente (metti una serata in compagnia), non fai
mai brutta figura.
Il mio rammarico è che non abbiano ancora tratto
un film dai bellissimi racconti di Gianni Celati (dal libro 'Narratori
delle Pianure').
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