Così fu il regista romeno Mime Misu a dirigere, sceneggiare e recitare In Nacht und Eis, il secondo film sulla sciagura del Titanic.
Le riprese iniziarono nell’estate del 1912, per le fonti d’epoca fu una “costosa rievocazione” girata in studio a Berlino, a Cuxhaven ed Amburgo a bordo della nave crociera Kaiserin Auguste Victoria.
La fotografia è di Willy Hameister, Emil Schünemann e Viktor Zimmerman; la scenografia di Siegfried Wroblewsky e le musiche di Joel McNeely.
Gli interpreti principali oltre a Misu erano Waldemar Hecker, Ernst Rückert (col nome di Anton Ernst Rickert), Otto Rippert e le oltre 500 comparse.
Prodotto dalla Continental Kunstfilm GmbH di Berlino, aveva una lunghezza originale di 946 mt, la copia disponibile ha una lunghezza di 789 mt., unadurata di circa 40 minuti.
Il film si apre con l’imbarco dei passeggeri a Southampton, tutti euforici per la crociera che li attende (si noti che guardano spesso in direzione della macchina da presa).
L’atmosfera che si respira è quella di un caos pulsante di vita ed energia, i passeggeri che si accalcano ansiosi di partire, i marinai e i lavoratori del porto che insieme ai bagagli e alle merci danzano il valzer del lavoro.
Finalmente si salpa; la giornata de i passeggeri è molto diversa da quella dell’equipaggio, assistiamo ai divertimenti dei primi ed il lavoro dei secondi. Il Capitano e il secondo ufficiale che scrutano col binocolo le condizioni del mare e la presenza di altre imbarcazioni; il marinaio di vedetta, che raggiunge velocemente il suo posto; gli ufficiali addetti alle trasmissioni radio che inviano e ricevono messaggi e per finire la fatica di un marinaio che nella sala macchine alimenta le caldaie spalandovi dentro il carbone.
Intanto i passeggeri fanno giochi campestri o passeggiano sul ponte, nelle cabine di prima classe le signore indossano abiti da sera e gli uomini, il frac, per recarsi al ristorante, li vediamo divertirsi, bere ed ascoltare musica dal vivo, eseguita da una piccola orchestra.
Quand’ecco che la vedetta, cannocchiale sull’occhio, avvista l’iceberg, gli ufficiali vengono immediatamente avvertiti, la sala macchine lavora a pieno regime, nonostante gli sforzi non si può evitare la collisione, vediamo gli effetti dell’urto attraverso i passeggeri al ristorante, la scossa secca e breve li sbalza in avanti, più sorpresi e storditi, che realmente spaventati, molti di loro lasciano la sala.
Nella sala macchine i marinai nonostante l’urto non perdono la testa e restano al loro posto.
In una cabina di prima classe, un bambino viene svegliato dal tonfo sordo, mentre cadono mobili e suppellettili, la sua governante lo porta in salvo, arriva un membro dell’equipaggio ad avvertirli del pericolo e la donna sviene.
Gli ufficiali corrono sui ponti per informare i passeggeri e metterli in salvo; su ordine del Comandante i telegrafisti inviano l’S.O.S.
I passeggeri presi dal panico si riversano sui ponti, vengono calate le scialuppe di salvataggio; vediamo due scialuppe in mare aperto cariche di passeggeri che cantano Nearer, my God, to thee (tale canto liturgico, fu usato per accompagnare i cinegiornali ed alcune proiezioni del film).
Nella sala macchine i marinai sono al lavoro, quando scoppia una delle caldaie e divampano le fiamme, la nave è squarciata in due e il fumo fuoriesce dai comignoli.
La sala radio è invasa dall’acqua, mentre gli ufficiali sono impegnati ad inviare S.O.S e a mantenere i contatti con tutte le parti della nave.
Intorno vi è il trambusto più totale, passeggeri che fuggono, ufficiali che ricevono ordini per tentare di arginare la situazione, il tutto viene (parzialmente) mostrato attraverso una piccola finestra senza vetri che collega la sala radio con un corridoio.
La nave lentamente affonda, il Capitano ordina all’equipaggio di abbandonarla, ma lui decide di restare e affondare col suo Titanic. Anche uno dei due telegrafisti sceglie di restare al suo posto e non sente ragioni, cede il suo salvagente ad un marinaio e alla bambina che tiene tra le braccia.
Il Capitano e l’ufficiale telegrafista sono in mare, il Capitano lo trascina nuotando verso una scialuppa, lo aiuta a salire, ma rifiuta di fare lo stesso, vuol condividere lo stesso destino della sua nave. Nell’ultimo fotogramma lo vediamo senza più forze arrendersi alle acque e inabissarsi.
Il film mostra scene mai accadute nella realtà, come ad esempio l'equipaggio che avvista l'iceberg prima dell’impatto o quella dove il Capitano è testimone della collisione, in realtà era nella sua cabina al momento dell’impatto.
Nella realtà, le comunicazioni tra le varie parti della nave avvenivano telefonicamente, nel film urlano avanti e indietro per il ponte.
L’impatto sposta in avanti i passeggeri, in realtà la nave si inclinò; nella pellicola il Titanic colpisce l'iceberg con la prua, e la falla si apre sul lato sinistro, in verità era il destro; l’esplosione nella sala macchine non è mai avvenuta. Infine i superstiti nella scialuppa non cantavano inni religiosi.
Il disastro fu ricostruito usando il modellino di una nave che colpisce un blocco di ghiaccio in un piccolo specchio d’acqua e affonda. I vigili del fuoco di Berlino fornirono l’acqua per le scene girate in studio, la macchina da presa simulava il dondolio della nave.
Gli effetti speciali usati, se paragonati a quelli odierni, sono puerili, ma all’epoca furono efficaci sul pubblico.
Il 17 agosto del 1912, a quattro mesi dalla tragedia, il film venne presentato a Berlino, due settimane dopo, si poteva vederlo anche nei cinema di provincia; oltre che in Germania il film uscì in Francia, Scandinavia, Finlandia il 9 settembre, Paesi Bassi e negli Stati Uniti.
Si pensava che il film fosse andato perduto, poi nel 1998, un collezionista, il capitano Jan Gildermeister, si rese conto di possederlo, contattò il quotidiano "Der Tagesspiel" per divulgare la notizia. Il film fu restaurato e presentato nel 1999 al Festival internazionale del cinema di Berlino.
Lo si può vedere online.
Barbara Grassi
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